giovedì 24 gennaio 2019

Ignoranti non si nasce, si diventa!

Al giorno d’oggi è presente una quantità incalcolabile di ragazzi di ogni età che hanno seri problemi con la comprensione della lingua italiana in tutti i suoi aspetti. I motivi sono tanti.
Molti ragazzi, se leggono, sono interessati solo a libri di contenuti poco stimolanti, con un linguaggio a dir poco primitivo e scarno. 
La grammatica non si può studiare con svogliatezza, secondo punto, se questa importantissima materia viene studiata,  spesso viene dimenticata da subito, perché magari nel privato  è abitudine parlare dialetto e non curare i dettagli linguistici. 
Ovviamente si parla di casi estremi, senza voler puntare il dito su nessuno in particolare, poiché errare è umano;  l’argomento di cui questo articolo tratta riguarda casi di estrema ignoranza della lingua italiana, come quella che si riscontra sui muri delle città, imbrattati con le bombolette di vernice spray. 

Il problema che affligge i giovani di questa era digitale e li porta lontani dai libri è essere diventati tutt'uno con i telefoni cellulari e i vari dispositivi mobili, per non dire dei videogiochi. Questo non vuol dire che siano da abolire perché prima "si stava meglio", come dicono molte persone provenienti da un’altra epoca; vuol dire che essere sempre attaccati a telefoni e videogiochi non va bene! 
Ci stanno riducendo al mutismo e all’incapacità di articolare e stendere un discorso. 
Ci stanno facendo perdere la proprietà di linguaggio, riducendo i nostri vocaboli a mugugni ostrogoti da primate o accennati monosillabi. 

Vero è che i videogiochi non sono solo strumenti di tortura per il nostro povero organismo, sono anche degli stimolatori di riflesso "occhio – mano", se usati con parsimonia e tanto giudizio. Non dovrebbero però essere usati fino all’ esaurimento dei nostri genitori, perché emanano radiazioni estremamente dannose per la nostra mente e per il nostro corpo. Ne è prova che quando giochiamo per troppe ore e poi smettiamo, ci sentiamo peggio degli zombie.

Recentemente al telegiornale si è parlato di lettura, che in Italia riguarda soprattutto la "letteratura rosa" cioè prediletta in gran parte da lettrici donne. Anche i giovani tra gli undici e i quattordici anni si danno da fare leggendo un libro al mese circa;  purtroppo però la maggior parte si sente obbligata dalla scuola, con l'uso delle biblioteche di classe. I professori di Lettere in tutta Italia sono sconcertati dalla nostra refrattarietà alla lettura. 
Il Tg ha annunciato anche che la lettura fra i giovani è più frequente in famiglie con genitori amanti dei libri. Anche se a volte si incontrano casi in cui la passione per i libri nasce a scuola e continuerà per tutta la vita. 


Attualmente i lettori della mia età sono molto interessati al genere fantasy o alle guide per i videogame. Un genere a mio parere molto curioso e intrigante è quello dei fumetti e dei manga, ma purtroppo vengono prodotti sempre meno libri si questo tipo. 
Un altro fatto che direi quasi inconcepibile è che chi legge tanto venga definito “secchione” o peggio "sfigato" nei casi di bullismo. Il problema è che la forma più semplice per imparare l’italiano è quella pratica, non teorica. 
Ciò che è stato appena scritto non vuol dire che la teoria sia da cestinare: dopo aver appreso le basi, bisogna applicarle e dopo la pratica verrà l’abitudine e con l’abitudine anche la padronanza del linguaggio. Questa, fidatevi, porta una soddisfazione infinita perché è difficile da raggiungere, ma con impegno e costanza ci possono arrivare tutti.

Cecilia Angelone, 2D

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