domenica 18 marzo 2018

Laboratori di scrittura creativa - Fermo didattico #2

Durante la settimana di Fermo Didattico, organizzata a febbraio presso il nostro Istituto, i ragazzi hanno avuto la possibilità di sperimentare nuovi metodi di lavoro, soprattutto attraverso la didattica laboratoriale. Il Dipartimento di Lettere si è concentrato in particolare sul potenziamento delle abilità di scrittura, organizzando lavori per fasce e gruppi diversi, ma sempre nell’ambito della sperimentazione della Scrittura Creativa.
La Scrittura Creativa ha radici americane. Troviamo le sue origini e le motivazioni educative nel lavoro di un grande pedagogista, John Dewey. All'inizio del XX secolo Dewey sviluppa il suo concetto di “scuola attiva”. Proprio per questo, tale metodo di lavoro prevede due fasi di creazione delle idee, una prima fase divergente e una seconda fase convergente. Nella prima fase, si è liberi di viaggiare con la fantasia in tutti i mondi più strambi e pazzi, nella seconda fase queste idee devono essere messe insieme, analizzate e selezionate così da poter iniziare a metterle su carta. Importante è anche come farlo: emozioni e sensazioni devono sapersi ben combinare affinché la storia riesca a colpire e conquistare il lettore.
In particolare, nel corso di “Produzione Scritta 3” tenuto dalla sottoscritta, sono state fornite ai ragazzi delle immagini di luoghi in cui avrebbero dovuto ambientare un breve racconto; inoltre a ciascun luogo era associato un genere letterario tra quelli sperimentati nei normali programmi scolastici. 
Circa centoventi alunni della Giovanni Falcone hanno partecipato a questo laboratorio nel corso della settimana dal 5 al 9 febbraio e tutti hanno lavorato con entusiasmo e serietà, ma qui possiamo riportare solo una piccola selezione “scelta” dei lavori che sono risultati più efficaci. A questo proposito, desidero ringraziare tutte le ragazze e i ragazzi che mi hanno aiutato nella lettura e nell’analisi del materiale e che hanno costituito una piccola, ma efficientissima redazione giornalistica, in particolare un grazie a Valeria Bidolli e Martina Casella della 1 G.
La prof.ssa Franca Peluso
Di seguito, alcuni racconti ideati dai ragazzi durante il laboratorio.


L’ISOLA DI PLASTICA
Attraccammo al molo di quella strana isola verso sera. La luce della luna le dava un nonsoché di inquietante. Nei miei tanti anni di navigazione non avevo mai visto nulla di simile. Scesi per prima dalla barca, ma, mentre stavo camminando, mi accorsi che quello che stavo calpestando non era né sabbia né terra…. Il terreno faceva uno strano rumore: sembrava che stessi calpestando della plastica! Alzai lo sguardo, che prima avevo tenuto basso, dato il terrore che mi trasmetteva l’isola: si ergeva lì, nel mezzo del mare, era imponente; non c’erano alberi, neanche un cespuglio… l’isola pareva morta.
Anche i miei compagni la guardavano con stupore e paura. Dopo un po’ che camminavamo sul suolo di plastica, il cielo, che prima si era rischiarato, , ora era avvolto dalle nuvole. Il vento cominciò ad urlare. Molte bottiglie di plastica scivolarono giù dalla montagna che si elevava al centro dell’isolotto. A quelle bottiglie se ne aggiunsero altre, creando una vera e propria valanga!
Corsi a perdifiato verso la barca e ci allontanammo, lasciandoci andare in balia del mare. Non capii mai cosa fosse quell’isola, se così si poteva definire! Io ed i miei compagni decidemmo che questo segreto sarebbe dovuto rimanere tra noi…..                                                 
                                                                                                                               Valeria Bidolli, 1  G


L’OMBRA
David aveva appena concluso la sua giornata tra le cime innevate dei rossi monti alpini e, adesso, si godeva il dolce tramonto che rendeva soffici anche le vette più aguzze dell’arco montuoso. Stava godendosi la neve in fiamme, quando scorse qualcosa lì dove non aveva mai osato andare, lì tra gli insidiosi passi, nella cattedrale abbandonata si muovevano delle ombre, anzi, una sola ed unica ombra.
David sentì la paura entrargli nel sangue: strane leggende circolavano sulla cattedrale da secoli in abbandono. La curiosità superava però la paura e così decise: quella notte sarebbe andato e avrebbe risolto il mistero. Preparò i bagagli per la partenza, fece scorta di acqua e cibo, mentre l’istinto dell’esploratore prendeva possesso di lui.
Venne la notte e un mondo di pece prese il sopravvento sul chiarore del tramonto; David s’incamminò… avrebbe cenato strada facendo.
Dopo alcune ore di viaggio giunse alla cattedrale; era sul punto di andarsene per la paura, ma lottò con la curiosità e questa ebbe la meglio.
David entrò: vi era un odore acre e si sentiva una presenza quasi tangibile.
Si guardò attorno, ma la presenza sembrava prendersi gioco di lui proiettando ombre sulle pareti… Ad un tratto un ributtante essere gli piombò davanti e lui seppe di non avere più scampo. Era enorme con denti aguzzi ed unghie affilate! L’essere affondò le sue unghie nel corpo di David, poteva sentirle penetrare nella carne e pianse lacrime amare, maledicendo il momento in cui aveva deciso di entrare nella cattedrale; il sangue defluì dal suo corpo e a David toccò il destino subito da molti, prima di lui, e che molti avrebbero ancora subito… e dell’ombra della cattedrale non si saprà mai nulla, fino alla fine dei tempi.
                                                                                                                             Andrea  Picano, 1 F

Gli altri racconti selezionati saranno pubblicati nei prossimi giorni.

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