Durante la settimana di Fermo Didattico,
organizzata a febbraio presso il nostro Istituto, i ragazzi hanno avuto la
possibilità di sperimentare nuovi metodi di lavoro, soprattutto attraverso la
didattica laboratoriale. Il Dipartimento di Lettere
si è concentrato in particolare sul potenziamento delle abilità di scrittura,
organizzando lavori per fasce e gruppi diversi, ma sempre nell’ambito della
sperimentazione della Scrittura Creativa.
La Scrittura Creativa ha radici
americane. Troviamo le sue origini e le motivazioni educative nel lavoro di un
grande pedagogista, John Dewey. All'inizio del XX secolo Dewey sviluppa il suo concetto
di “scuola attiva”. Proprio
per questo, tale metodo di lavoro prevede due fasi di creazione delle idee,
una prima fase divergente e
una seconda fase convergente.
Nella prima fase, si è liberi di viaggiare con la fantasia in tutti i mondi più
strambi e pazzi, nella seconda fase queste idee devono essere messe insieme,
analizzate e selezionate così da poter iniziare a metterle su carta. Importante
è anche come farlo: emozioni e sensazioni devono sapersi ben combinare affinché
la storia riesca a colpire e conquistare il lettore.
In particolare, nel
corso di “Produzione Scritta 3” tenuto dalla sottoscritta, sono state fornite
ai ragazzi delle immagini di luoghi in cui avrebbero dovuto ambientare un breve
racconto; inoltre a ciascun luogo era associato un genere letterario tra quelli
sperimentati nei normali programmi scolastici.
Circa centoventi
alunni della Giovanni Falcone hanno partecipato a questo laboratorio nel corso
della settimana dal 5 al 9 febbraio e tutti hanno lavorato con entusiasmo e
serietà, ma qui possiamo riportare solo una piccola selezione “scelta” dei
lavori che sono risultati più efficaci. A questo proposito, desidero
ringraziare tutte le ragazze e i ragazzi che mi hanno aiutato nella lettura e
nell’analisi del materiale e che hanno costituito una piccola, ma efficientissima
redazione giornalistica, in particolare un grazie a Valeria Bidolli e Martina
Casella della 1 G.
La prof.ssa Franca Peluso
Di seguito, alcuni racconti ideati dai ragazzi durante il laboratorio.
L’ISOLA DI PLASTICA
Attraccammo al molo di quella strana isola verso sera. La luce della
luna le dava un nonsoché di inquietante. Nei miei tanti anni di navigazione non
avevo mai visto nulla di simile. Scesi per prima dalla barca, ma, mentre stavo
camminando, mi accorsi che quello che stavo calpestando non era né sabbia né
terra…. Il terreno faceva uno strano rumore: sembrava che stessi calpestando della
plastica! Alzai lo sguardo, che prima avevo tenuto basso, dato il terrore che
mi trasmetteva l’isola: si ergeva lì, nel mezzo del mare, era imponente; non
c’erano alberi, neanche un cespuglio… l’isola pareva morta.
Anche i miei compagni la guardavano con stupore e paura. Dopo un po’ che
camminavamo sul suolo di plastica, il cielo, che prima si era rischiarato, ,
ora era avvolto dalle nuvole. Il vento cominciò ad urlare. Molte bottiglie di
plastica scivolarono giù dalla montagna che si elevava al centro dell’isolotto.
A quelle bottiglie se ne aggiunsero altre, creando una vera e propria valanga!
Corsi a perdifiato verso la barca e ci allontanammo, lasciandoci andare
in balia del mare. Non capii mai cosa fosse quell’isola, se così si poteva
definire! Io ed i miei compagni decidemmo che questo segreto sarebbe dovuto
rimanere tra noi…..
Valeria Bidolli, 1 G
L’OMBRA
David aveva appena concluso la sua giornata tra le cime innevate dei
rossi monti alpini e, adesso, si godeva il dolce tramonto che rendeva soffici
anche le vette più aguzze dell’arco montuoso. Stava godendosi la neve in fiamme,
quando scorse qualcosa lì dove non aveva mai osato andare, lì tra gli insidiosi
passi, nella cattedrale abbandonata si muovevano delle ombre, anzi, una sola ed
unica ombra.
David sentì la paura entrargli nel sangue: strane leggende circolavano
sulla cattedrale da secoli in abbandono. La curiosità superava però la paura e così decise: quella notte sarebbe
andato e avrebbe risolto il mistero. Preparò i bagagli per la partenza, fece
scorta di acqua e cibo, mentre l’istinto dell’esploratore prendeva possesso di
lui.
Venne la notte e un mondo di pece prese il sopravvento sul chiarore del
tramonto; David s’incamminò… avrebbe cenato strada facendo.
Dopo alcune ore di viaggio giunse alla cattedrale; era sul punto di
andarsene per la paura, ma lottò con la curiosità e questa ebbe la meglio.
David entrò: vi era un odore acre e si sentiva una presenza quasi
tangibile.
Si guardò attorno, ma la presenza sembrava prendersi gioco di lui
proiettando ombre sulle pareti… Ad un tratto un ributtante essere gli piombò
davanti e lui seppe di non avere più scampo. Era enorme con denti aguzzi ed
unghie affilate! L’essere affondò le sue unghie nel corpo di David, poteva
sentirle penetrare nella carne e pianse lacrime amare, maledicendo il momento
in cui aveva deciso di entrare nella cattedrale; il sangue defluì dal suo corpo
e a David toccò il destino subito da molti, prima di lui, e che molti avrebbero
ancora subito… e dell’ombra della cattedrale non si saprà mai nulla, fino alla fine
dei tempi.
Andrea Picano, 1 F
Gli altri racconti selezionati saranno pubblicati nei prossimi giorni.
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